Le immagini come fragranza

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In questi giorni, ero in Veneto. Ho potuto assaggiare alcuni buoni vini.

Ci sono vini che sono buoni perchè sono “fragranze sovrapposte”, in un vino scarno. Le fragranze sovrapposte rivelano un’altezza sostanziale, fatta di richiami di immagini: roseti al termine dei filari, legni, lieviti, cantine. Mi veniva insegnato ad immaginare, mentre sorseggiavo. Fragranze sovrapposte, richiamavano immagini sovrapposte. Immagini affidate a me, che di quel vino stavo facendo esperienza. Se le immagini le lasciamo parlare hanno una forza potentissima. Senza perdere nulla del piacere del vino, è stato per me altrettanto interessante assaporare le immagini che ricevevo nel suo sorso di “fragranze sovrapposte”. Le qualità materiali ben nascoste nelle cose, per essere non solo ben espresse, ma anche ben esaltate, certo richiedono stile. La conoscenza poetica di quella cosa può parlarci allora: è il fremito di una vigna più intima che è a noi affidata, in quel breve sorso. L’immaginazione delle qualità del vino si trasforma dentro l’esperienza che ne facciamo. Il modo in cui amiamo una sostanza o una persona, il modo in cui esaltiamo una sua qualità o una sua proprietà, rivela una reattività tutta nostra all’incontro con quell’oggetto o con quella persona. La felicità di immaginare, prolunga la nostra gioia del sentire. Ci seduce attraverso i sensi e ci richiama al di là del senso che in quel momento è utilizzato. Così, ci spinge alla “corrispondenza”. Ci apre ad altre esperienze. Vedere l’essere amato attraverso l’orecchio, sentirlo attraverso una visione: gli occhi diventano così sensibili da poter udire. I suoni così vivi, da poter vedere.

Esiste dunque un mondo delle immagini così potente, che ci spinge a sentire le vibrazioni delle cose, ci apre a nuove esperienze, ci fa uscire dall’ an-estesia e ci proietta nelle “fragranze sovrapposte”, capaci di risvegliare in noi nuove impressioni, nuove reazioni al modo in cui sentiamo o stiamo nel tempo. Assaporando il piacere di uno stile, riconoscendone le sue proprietà, il suo ritmo poetico, il suo valore luminoso – e anche numinoso – nella nostra giornata. “Un immagine agisce in noi come principio di mobilità“, scrive G. Bachelard. E’ così fermentante!  Le immagini ci connettono con la trama più nascosta delle cose e ci restituiscono sapori che l’assopimento della vita reale, non sempre ha la possibilità di radicare in noi profondamente. Come afferma Karl Jasper, ” l’immagine è una potenza sotterranea, che non ammette che la si tratti come relativa...”.

La volontà di guardare dentro le cose, rende la nostra vista più acuta e penetrante: scopre la fenditura, l’incrinatura, la crepa, attraverso la quale si può violare il segreto della vita sotterranea delle cose. E non come curiosità ispettiva, di scasso, ma come curiosità ospitante. Guardare con uno sguardo non possidente, renderci più attenti alle cose del mondo. Non per appropriarcene, ma per parteciparne.

Quante volte buttiamo giù bicchieri e bicchieri di vino, senza chiederci a quale vigna appartenga quel vino, quale terra ha abitato, come è stato lavorato, quali fragranze sovrapposte cela ed è pronto a svelarci. L’educazione ha tanto bisogno di dare nuova profondità e nuovo sguardo, alla grettezza dei modi con cui facciamo esperienza purtroppo, delle sostanze e delle persone.

Don Chisciotte, uscendo dalla grotta di Montesinos, stupito: ” Non è affatto un inferno, è la dimora delle meraviglie. Sedetevi cari bambini, ascoltate con attenzione e prestate fede“. 

 
nella foto, le dolci colline di Custoza
 
 

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Prosit!!! s.