Quando è il Tempo Opportuno? Kairos in visita….

download (5)  

C’è un villaggio interno dentro il nostro cuore che appartiene al nostro vissuto: sono le voci che portiamo delle nostre persone care, amate, familiari, magari talvolta faticose,forse scomode, le voci del nostro passato, le voci che si sono conficcate dentro. Poi c’è un villaggio anche esterno, prossimo, immediatamente vicino se allunghiamo una mano: sono le persone con cui viviamo, il contesto dei volti e delle storie che ruotano attorno alla nostra quotidianità.

Un’ integrazione fra questi due mondi è un buon segno di agio, ma talvolta l’integrazione non è facile da trovare e così capita di smarrirsi nella periferia del nostro cuore,accade di viaggiare nei distretti marginali delle nostre esperienze. Per cercare una buona alleanza fra il centro e la periferia, per stabilire un buon contatto fra le nostre parti interne ed esterne, è buono fermarsi, rallentare. Abitare la dimensione del Tempo. I greci distinguevano Kronos ( il tempo lineare che scorre, il tempo dell’orologio) e Kairos (il Tempo Opportuno,il tempo di “grazia”). Come si scopre, quando è Tempo Opportuno? Spesso accade che Kairos si mostra proprio grazie ad una crisi, si svela dentro un evento critico. E’ un evento che blocca, in qualche modo ferma, il lineare Kronos. E’ una situazione che rallenta le nostre corse quotidiane e che ci spinge fuori dal centro, ci fa perdere l’equilibrio.La crisi rappresenta un punto di svolta nella linearità. Ci viene addosso qualcosa di nuovo, ci sta davanti qualcosa di Altro/Altero, sconosciuto. Qualcosa che fino a poco prima non era familiare. Crisi dal verbo greco crino ( κρίνω) che significa inclino, spezzo, divido, separo, infrango.

Si spezza una linearità, avviene dunque una separazione fra un tempo quantitativamente già occupato e spesso qualitativamente sordo ed occupante ed un tempo nuovo, sconosciuto, che mette in crisi lo scorrere delle ore, della routine ( ciò che sembrava ovvio fino a quel momento, cambia), si trasforma la narrativa degli eventi ( le attribuzioni di significato che noi diamo alle circostanze) e può trasformarsi il contesto delle relazioni e la qualità dell’interazione tra le persone. La crisi è performante, ci interroga sulla relazione che passa fra il nostro villaggio interno ed il villaggio esterno in cui viviamo. Possiamo sentire l’opportunità della rottura, come discesa ed approfondimento e come cammino dalla periferia verso il centro.

Ma il Tempo Opportuno accade anche nello scorrere del Kronos. Così Kairos è l’occasione che dobbiamo essere capaci di cogliere quotidianamente, esercitando la nostra attenzione e la nostra sensibilità alle circostanze. Vivere nel presente con consapevolezza. In questo senso possiamo parlare di Tempo Opportuno, proprio perchè le relazioni e le diverse circostanze che si ripetono nello scorrere delle ore, possono rivelarsi “portatrici sane” di Kairos e di rivelazione. Kairos è infatti raffigurato come un giovane con le ali sulla schiena ed ai piedi, che fa rotolare una bilancia davanti a sè. Mi piace pensare che quelle ali siano l’occasione che ci passa accanto tutti i giorni e che cogliamo, riconoscendo quando si presenta a noi, perché perduto l’attimo, diventa imprendibile. Possiamo aprire le ali al Kairos ogni volta che usciamo dalla ristrettezza o dalla limitatezza del nostro punto di vista e che ci rendiamo conto della complessità delle cose. Possiamo vivere il Tempo Opportuno, ogni volta che permettiamo la mescolanza di elementi diversi e complessi del reale, ogni volta che non definiamo gli altri in base a parametri giudicanti e rigidi, ma manteniamo un rapporto aperto e recettivo con le cose e con le persone, in un presente consapevole come direzione e come responsabilità. Kairos è anche l’istante creativo, il colpo di genio. Maria Zambrano racconta dei “chiari del bosco“, luoghi talvolta inaccessibili, ai quali giungiamo improvvisamente, senza cercarli, lasciandoci guidare dalla luce. Ad un certo punto la radura, impossibile da evitare, si apre davanti a noi confermando un presentimento, che possiamo definire rivelazione. Ma per raggiungere questa “radura”, questo luogo del meraviglioso, occorre saper far spazio alle occasioni ed anche un certo abbandono al fluire delle cose. E dunque minore controllo, minore fame di prestazione, minore ricerca di produttività. Forse bisogna perdere un po’ la vista, affinchè Kairos ci faccia visita all’improvviso, e ci elevi sulle sue ali. E chissà che poi, sua madre la Dea Fortuna, possa anche sorriderci…